Ultimamente mi veniva da trovare, comparando due ambiti di mio interesse quotidiano, delle analogie non sorprendenti, per carità, ma in qualche modo rivelatorie. Mi riferisco ad altrettante polarizzazioni che nella frequentazione di certi gruppi e utenti di social network balzano all’occhio: una è la contrapposizione tra il “fronte” animalista e quelli che (parafrasando una pagina facebook), denominerò “medio progressisti”; l’altra è quella tra i sostenitori del genere e intellettuali, diciam così, mainstream, in ambiente letterario.
In entrambi casi, abbiamo un gruppo che potremmo definire d’opposizione al pensiero dominante, ancorché appunto progressista, rappresentato dagli altri, che tende a sottovalutare le loro istanze: nello specifico i progressisti sempre pronti a intervenire quando l’istanza sociale lo richiede, ma che, chissà perché, si dimenticano sempre la tragedia animale nelle loro esternazioni; oppure gli intellettuali integrati che gettano uno sguardo surcilioso sul fantasy o l’horror o la fantascienza.
Ora, io tenderei a collocarmi in entrambi i casi nel fronte d’opposizione, che sia quello animalista (anche se preferisco definirmi antispecista) o degli amanti e frequentanti i generi. Solo che non posso notare come da tutte e due le parti si verifichi un meccanismo alquanto inquietante, che vede molti dei rappresentanti delle “Mie fila chiudersi orgogliosamente nei propri recinti, felici di auto-confinarsi nei propri ghetti più o meno dorati”. Parlo, sia ben chiaro, delle frange più ingenue, e dell’animalismo, e del culto del genere.
Eppure, non vedo perché la risposta a una cecità da parte degli “avversari”, debba essere una “contro-cecità”. Se tu hai a cuore migranti e omosessuali, ma non ti accorgi degli animali non umani, io ti ricambio della tua stessa moneta, invece di farti notare che stiamo parlando delle stesse dinamiche di dominio, solo allargate. Se tu snobbi elfi, mostri e viaggi interspaziali, io ti ripago con la medesima ignoranza, solo rovesciata di segno, invece di mostrarti che non esistono barriere invalicabili, e anzi tanti tra gli scrittori più grandi non hanno esitato a scrivere per esempio di fantastico (qualcuno ha nominato la mia amata Ortese?).
Quindi direi: amici animalisti e amici engagé, imparate ad allargare la vista, ché noi animali, umani e non, viviamo nello stesso mondo di sopraffazioni, e dobbiamo cambiarlo insieme; amici amanti dei generi e amici intellettuali (oddio, tra quest’ultimi di amici al momento non me ne vengono, ma ci siamo capiti), accettate che la letteratura, quella vera, è fatta per abbattere le barriere, non per crearle artificialmente. Ché poi i muri sono facili da tirar su, ma tosti da abbattere.