
Lo spirito di desta al cospetto dell’Altro: la negatività dell’altro lo tiene in vita. Chi fa riferimento solo a sé stesso, chi rimane fermo in sé è privo di spirito. Lo spirito si caratterizza per la capacità di “sopportare la negazione della sua immediatezza individuale, il dolore infinito”. Il positivo, che allontana ogni negatività dell’altro, si atrofizza nel “morto essere” (idem). Soltanto lo spirito che sfugge alla sua “mera relazione a sé”* fa esperienza. Nessuna esperienza è possibile nell’eccesso di positività, in mancanza di dolore, di negatività dell’Altro. Ci aggiriamo dappertutto, senza arrivare a nessuna esperienza; contiamo senza fine, e non siamo in grado di raccontare. Si ha cognizione di ogni cosa, senza arrivare ad alcuna conoscenza. Il dolore – questo sentimento limite dinanzi all’Altro – è il medium dello spirito: lo spirito è dolore. La Fenomenologia dello spirito di Hegel descrive una via dolorosa: la fenomenologia del digitale, invece, è libera dal dolore dialettico dello spirito. È una fenomenologia del mi piace.
*I passi tra virgolette sono di Hegel.