Ci fu un periodo post-universitario in cui considerai la possibilità della via accademica. Facevo didattica dell’audiovisivo nelle scuole, scrivevo di cinema regolarmente, avevo pubblicato un libro e diversi saggi per lo più su cinema hollywoodiano e hongkonghese, lavoravo alla Mostra del Cinema di Pesaro, beh, visto che siamo proviamo il dottorato.
A entrambe le prove che feci per Roma 3 non passai, ma in una delle prove scritte (che verteva sul rapporto tra cinema e altre arti) elaborai un saggio incentrato sul parallelo tra un capolavoro di uno dei miei autori di riferimento e un romanzo che avevo letto quando mi dedicavo alle integrali giallistiche, l’ultimo della serie di Austin Freeman sul dottor Thorndyke.
Siccome mi pareva venuto bene, fuori dall’aula provvidi a sistemarlo in bella copia, e rimase lì, come testimonianza dell’epoca. E siccome gli amici di “Close-Up,” che ancora resiste imperterrita da più di vent’anni (io stavo lì quando nacque nel 1998 e per un periodo fui anche caporedattore col mitico Andrea Di Mario) mi hanno chiesto qualcosa di inedito da pubblicare, ho pensato di dar loro proprio il vecchio essai, che mi dispiaceva un po’ giacesse per sempre tra i file dimenticati.
A chi potrebbe interessare, sta qui.