Ex Libris 365 (quel gran troll di Dio)

Il pensiero di Dio riprese a tormentarmi. Pensavo fosse ingiusto da parte sua mettermi i bastoni tra le ruote ogni volta che stavo cercando un posto, tanto più che non chiedevo nulla tranne il pane quotidiano. Ogni volta, dopo un periodo di fame piuttosto lungo, era come se il cervello mi scivolasse fuori dalla testa fino a lasciarla vuota: la sentivo diventare sempre più leggera tanto da non avere più peso sulle mie spalle, e i miei pensieri vagavano lontano. Mi pareva che i miei occhi si fissassero spalancati su tutti quelli che incontravo.
Seduto su quella panchina riflettevo a tutte queste cose e la mia amarezza contro Dio per le sue angherie andava via via crescendo. Se credeva di accostarsi a me e di rendermi migliore torturandomi continuamente e seminando sulla mia strada una sciagura dopo l’altra, s’ingannava un pochino: glielo potevo dire io. E alzai gli occhi al cielo quasi piangendo dallo sdegno e glielo dissi silenziosamente una volta per sempre.
Mi risuonavano in mente echi di ciò che avevo imparato a scuola da ragazzo, mi sentivo nelle orecchie il linguaggio solenne della Bibbia e parlavo sommessamente tra me e me reclinando ironicamente la testa su una spalla. Perché mi preoccupavo di ciò che dovevo mangiare, di ciò che dovevo bere, del modo di vestire questo miserabile sacco di vermi che chiamano corpo mortale? Non ci aveva forse già pensato il mio Padre celeste come per i passeri del cielo, e non mi aveva forse fatto la grazia di indicare con la Sua mano me, Suo umile servo? Dio aveva messo un dito nella rete dei miei nervi portando delicatamente un po’ di disordine fra tutti quei fili. Poi aveva ritirato il dito, e guarda un po’, vi erano rimaste attaccate alcune piccole fibre, pezzettini di nervi, di radici. E quel dito aveva lasciato anche il buco aperto, ed era il dito di Dio e a quel dito erano dovute anche le ferite del mio cervello. Ma dopo avermi toccato col dito Dio mi lasciò, non mi toccò più e non mi fece più alcun male; mi lasciò andare in pace col buco aperto. E nulla di male mi verrà da Lui, da Lui che è il Signore per tutta l’eternità…


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