Adesso Giogiò decide se dare “bacio gentile” o “bacio violento”.
La sera, tutto un “Ti voglio bene papà”, “Ti voglio bene mamma”, “Ti voglio bene Nando”. “E a Willow”, adagiata languida lì vicino, “non vuoi bene?”. “Willow no.”
Le litanie preferite da GB in questo periodo, ripetute ad libitum: “Parco giochi!” (non ha bisogno di spiegazioni) e “Succo! Limone! Acqua!” (qui è quando ordina il suo cocktail preferito).
Agosto: “Con caldo, male occhi”.
GB e la musica: oltre a scegliere la musica, vuole anche metterla lui, così prende il cd dallo scaffale, apre la custodia, estrae il disco (col papusko che si raccomanda ogni volta di non toccare con le dita il lato trasparente), lo infila nel Tivoli, e infine dice, per esempio: “Scelto Ivaldi” (Vivaldi, ndr); quando canticchia, invece, ultimamente fa sempre una specie di coretto che ricorda un sacco un certo pezzo di Iosonouncane.
Predilezioni: le lettere ormai le conosciamo bene già da un po’; per i numeri invece facciamo ancora un pochetto di confusione: le conte di solito sono “uni dui quattro cinqui sei novi otto dieci!”
Mamuske improbabili che si esaltano quando GB in macchina vuole manno “sotto tulo mio” o gli insegnano a dire “Je so’ pazzo”.
Il superclassico di GB quando vuole tagliare corto qualcosa, siano baci, giochi o qualsiasi altra situazione ormai venuta a noia: tra languido e perentorio, “Adesso basta”.
L’altro giorno diceva: “Voglio clistere! Voglio clistere!”
Inserimento alla scuola dell’infanzia. Commento di GB uscendo: “Fatto ammu!” (intesa come merenda). Insomma, t’è piaciuta la scuola? “Sì.” Cosa t’è piaciuto di più? “Mhhh. Vuole black iu-iu.” (intesa come macchina dei carabinieri che pretendeva da settimane).
Andando via da festa, lo salutano. “Ciao, piccolo.” Lui risponde, giustamente: “Ciao grande.”
Papusko: “Andiamo a lavarci i denti.” GB: “Oggi no.” Papusko: “Come no?” GB: “Oggi sì.” Papusko: “Sì o no?” GB: “Oggi no. Oggi sì.” Papusko: “Ah.”
Quando passiamo per l’EUR invariabilmente GB fa due “Jammu”: uno (“ammu brown”) rivolto a Novecento, il cono di Arnaldo Pomodoro davanti al Palaeur; il secondo (“ammu white”) rivolto invece alla Stele di Marconi, l’obelisco nel mezzo della piazza dedicata al buon Guglielmo. Il primo, ok, è un cono, il secondo non sappiamo a cosa lo associ.
Papusko: “Dai, andiamo a lavarci le mani e mangiamo, è ora di cena.” GB: “No, io vuole fare pranzo.”
GB prende il telefono, guarda l’ora, e qualunque essa effettivamente sia, lui dice con innata convinzione: “Due e mezza!”; o, in alternativa: “Cinque e mezza!”