Ex Libris 349 (riconoscere i segnali)

Oedipa, a questo stadio delle cose, sapeva riconoscere segnali come questo, come si dice facciano gli epilettici: un odore, un colore, la lancinante pure nota di grazia che annuncia l’attacco. Solamente questo segnale, vera scoria, questo annuncio secolare, e non la rivelazione dell’attacco, l’epilettico ricorda più tardi. Oedipa si chiese se ora, finito quello che stava per cominciare (ammesso che finisse), non sarebbe rimasto anche a lei altro che una compilazione di indizi, annunci, premonizioni, ma mai la realtà centrale, che deve essere ogni volta troppo forte perché la memoria riesca a trattenerla; che deve sempre divampare, irreversibilmente distruggendo il proprio messaggio, per lasciare, quando ritorna il mondo dell’ordinario, unicamente un vuoto bianco sovraesposto. Nello spazio di un sorso di quel vino le venne fatto anche di pensare che non avrebbe mai saputo quante altre volte forse era stata presa da attacchi del genere, o come comprenderlo nel caso le si dovesse ripetere. Forse anche in quest’ultimo secondo – ma era impossibile dirlo. Buttò un’occhiata al corridoio delle stanze di Cohen nella luce della pioggia e per la prima volta si accorse fino a che punto ci fosse da perdercisi.


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