Ex Libris 348 (Lucio e gli altri)

Con i suoi amici parlava, anche se malvolentieri, della nuova scena musicale. E sempre aspro, come e più di un tempo. Con Baglioni aveva chiuso, perché una volta, a Los Angeles, gli aveva detto in faccia che lo considerava il continuatore della tradizione italiana alla Claudio Villa. Raccontano che fu un botta e risposta piuttosto teso. Baglioni si offese a morte. Lucio rimase del suo parere. Westley fu licenziato proprio perché aveva osato collaborare con Baglioni.
Forse la battuta più divertente la disse a casa sua a Roma, quando gli andò a far visita Franco Daldello. Era quasi ora di cena, la TV era accesa e mandavano la ripresa di un concerto di Zucchero, che si dimenava e sudava copiosamente. Ogni due o tre canzoni si attaccava avidamente a una bottiglia di acqua minerale che stava su una specie di trespolo, e si asciugava il sudore. Lucio osserva con attenzione, poi si volta verso Franco gli fa: “Ahò, io se volevo suda’ facevo il minatore…”. Questa battuta del minatore divenne un suo riff.
In generale criticava gli artisti che, sinceramente o meno, ostentavano un atteggiamento tormentato. Il sentimentalismo, poi, non gli era mai piaciuto, nelle canzoni e nei cantanti. Diceva: “Io non capisco quelli che per fare successo devono soffrire. Ma che so’ scemi?!”

Molti, anche tra i suoi colleghi più celebri, ambivano a conoscerlo e a collaborare con lui. Nel 1984 ci aveva provato Lucio Dalla, proponendogli un unico concerto assieme, da intitolare “I due Lucio” (cosa che probabilmente fece rabbrividire Battisti), con i loro repertori in comune, 50 archi alle spalle, una ritmica rock, un album da registrare dal vivo. Dalla aveva già fatto il suo famoso tour con De Gregori, si preparava negli anni successivi a replicare l’esperienza con Morandi, e desiderava sinceramente misurarsi con un mostro sacro come Battisti. Erano al ristorante, Lucio ascoltava senza parlare. Poi disse che non si poteva fare, che lui era molto cambiato, che si stava muovendo su tutt’altri percorsi musicali.
Pietruccio diventò la vittima designata da parte di tutti quanti ritenevano di avere il diritto di farsi presentare a Lucio, da Zucchero a Vasco Rossi… Pietruccio diceva le cose come stavano: guarda che, se pure vieni con me, non ti fa neanche entrare. Una volta lo chiamò Rovelli, il manager di Vasco. “Ciao Pietruccio, c’è Vasco che vorrebbe conoscere Lucio. E poi ha una canzone giusta per lui.” “Mah… se vuoi glielo dico.” “Sai, Lucio, ho sentito Rovelli, c’è Vasco che vorrebbe conoscerti.” “Vasco chi?” “Vasco Rossi.” “E chi è?”


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