Miami Vice 30 anni dopo

30 anni e una settimana fa terminava su NBC con l’episodio numero 112 la 5a e ultima stagione di Miami Vice.

Qualche motivo sparso per cui quella serie è stata per me capitale.

1) All’epoca certo non avevo idea di chi fosse Michael Mann, eppure quel logo poppeggiante che faceva capolino alla fine dei titoli di coda deve aver iniziato a lavorare sottotraccia, se pochi anni dopo sarebbe iniziata una sorta di ossessione per il lavoro prodotto da quel certo tipo di Chicago.

2) All’epoca avevo poche certezze su me stesso, ma una di queste è che volevo essere come Don Johnson, o forse più che altro vestirmi con gli stessi outfit dalle meravigliose combinazioni pastellate, indossati con la nonchalance di chi sa di essere una delle perfette incarnazioni stilistiche degli Eighties.

3) All’epoca andavo in cerca di modelli ed eroi, così quando il protagonista di una puntata citava lo Shelley di A Defence of Poetry (“Poets are the unacknowledged legislators of the world”) pensai bene di appassionarmi al grande Percy, piantando le tende al Cimitero acattolico e alla Keats Shelley Memorial House.

4) All’epoca si era tutti malati di videomusica, e l’applicazione manniana delle procedure verticali di costruzione audiovisiva dei clip alla struttura seriale provocò una specie di terremoto neuronale che raggiungeva il suo acme nelle suite notturne propulse da In the Air Tonight o Brothers in Arms.

5) All’epoca ero convinto che fosse del tutto normale per un poliziotto dell’antidroga di Miami poter scambiare tranquillamente una Ferrari con un’altra, quando la prima veniva fatta saltare in aria per provare un bazooka (tra l’altro qui spiega come quella delle prime stagioni fosse un’anticchia taroccata).

6) All’epoca, e anche dopo, dove lo trovavi un telefilm (come lo si chiamava senza troppe questioni filologiche) in cui da un momento all’altro potevano comparire Miles Davis o Leonard Cohen, Frank Zappa o Phil Collins, Glenn Frey o James Brown, Willie Nelson o Gene Simmons, Sheena Easton o Little Richard?

7) All’epoca tutte le settimane, nei tardi pomeriggi di Rai 2, quando partiva il Fairlight di Jan Hammer, apparivano palme, fenicotteri, si sorvolava a tutta velocità l’oceano e compariva quella scritta dallo sciccosissimo accostamento verde mela e rosa, si sapeva che stava per iniziare un’esperienza inebriante, dirimente, totale.

8) Da Miami Vice deriva Miami Vice, e scusate se è poco.


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