These are the songs of my life: Little Creatures Edition

Una volta parlavo delle sequenze, quelle stringhe di canzoni dentro un costrutto così secondo Novecento come l’album (che pure non accenna a perdere la sua centralità concettuale anche nell’epoca digitale) che si rafforzano l’un l’altra nella loro bellezza e forza comunicativa grazie alla vicinanza di traccia.

Mi accorgo di aver lasciato fuori una delle mie sequenze predilette, per la semplice ragione che è un intero LP a costituire una sequenza fenomenale, in cui nessun tassello può essere eliminato, pena la deturpazione di un affresco perfetto di – come possiamo chiamarlo – post pop, Americana deviata, magari addirittura una forma trascendente di bubblegum music intellettuale…

Dico di Little Creatures, parto dei Talking Heads che, superate le rivoluzionarie escursioni new wave e la creazione di una musica del mondo infaticabilmente funky e cerebrale, potevano abbandonarsi alla pura gioia di una melodia sempre innervata dalle visioni paranoiche di David Byrne ma appagata di una cantabilità trascinante, quasi implacabile.

Quaranta minuti scarsi come si faceva una volta, 9 tracce entusiasmanti, che indicarne qualcuna a scapito delle altre pare impossibile. L’acme irripetibile del singalong colto, se vogliamo. Un capolavoro irripetibile, dall’Hey! iniziale all’ultima riaffermazione del proverbiale coro We’re on a road to nowhere. La perfezione.


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