Il concetto di innocenza ha due facce. Se rifiutiamo di prendere parte a una cospirazione, ne restiamo innocenti. Mantenersi innocenti, però, può anche equivalere a restare nell’ignoranza. L’alternativa non è tra innocenza e conoscenza (o tra naturale e culturale), ma tra un approccio totale all’arte che cerchi di rapportarla a tutti gli aspetti dell’esperienza e l’approccio esoterico di pochi esperti specializzati, sacerdoti della nostalgia di una classe dominante in declino. (In declino, non rispetto al proletariato, ma rispetto al nuovo potere delle corporazioni e dello Stato.) La vera questione è: a chi, propriamente, appartiene il significato dell’arte del passato? A coloro che possono applicarlo alla propria vita oppure a una gerarchia culturale di specialisti in reliquie?