In America del Nord e in Europa occidentale ci culliamo nell’idea che democrazia, diritti, liberalismo e progresso economico siano intrinsecamente legati fra loro. Ma per la maggior parte delle persone, la legittimità e la credibilità di un sistema politico poggiano non tanto sulle pratiche liberali e sulle forme democratiche, bensì sull’ordine e sulla prevedibilità. Un regime autoritario stabile, per la maggioranza dei cittadini, è molto più desiderabile di uno stato democratico allo sbando. Perfino la giustizia probabilmente conta meno della competenza amministrativa e del mantenimento dell’ordine nelle strade. Se sarà possibile avere la democrazia, la avremo. Ma innanzi tutto vogliamo sentirci sicuri. Con il crescere delle minacce globali, crescerà inevitabilmente anche il desiderio di ordine.
Le implicazioni, anche per le democrazie storiche, sono significative. In assenza di forti istituzioni di fiducia reciproca, di servizi affidabili forniti da un settore pubblico provvisto di finanziamenti adeguati, le persone cercheranno sostituti privati. La religione (come fede, comunità e dottrina) probabilmente godrà di un certo rilancio, anche nell’Occidente laico. L’altro, a prescindere dalla definizione che se ne dà, verrà visto come una minaccia, un nemico, una sfida. Come in passato, la promessa di stabilità rischia di confondersi con i comfort della protezione. Se la sinistra non avrà qualcosa di meglio da offrire, non ci sarà da meravigliarsi se gli elettori staranno a sentire chi fa loro promesse del genere.