We have a dream

Ogni tanto dobbiamo scrivere un pezzullo ispirato alle nostre riviste preferite, per esempio “Il Venerdì di Repubblica”, che troviamo a casa dei genitori paterni in occasione del rituale pranzo sabatino.

Bene, sul suddetto “Venerdì” c’è una rubrica fissa che parla di animali altri, con presentazione di libri, di ricerche e compagnia bella, dove si trovano anche informazioni interessanti a volte.

Solo che il tono è ben esemplificato da quello contenuto nel numero del 2/11 scorso, e paradigmaticamente intitolato: Alcol, truffe e gelosia – Il lato umano degli animali. Nell’occhiello si precisa che si parla di un libro che rivela come “nel bene e nel male, non siamo poi così unici”. (sarebbe questo)

Ora, noi capiamo l’approccio divulgativo, il fatto che di fatto la maggior parte della gente umana crede di esserlo, unica (quelli che “solo noi sapiens facciamo questo e facciamo quello”, sapete no?; quelli per esempio come Marco Malvaldi che proprio qualche giorno fa abbiamo sentito su Fahrenheit sparare senza pudore che noi umani abbiamo una infanzia prolungata ma poi surclassiamo tutti gli altri animali – cioè, lui non ha detto altri, ha detto “gli animali”, col più classico del noi-contro-loro e tanti saluti a Derrida) e quindi su una rivista generalista si cerchi di andare giù morbidi, per tema di scombussolare un po’ troppe certezze tutte in una volta.

Però, però, è davvero una fatica leggere due pagine in cui per sfatare appunto le acritiche certezze su tutta una serie di presunte prerogative umane si parli in sprezzo a ogni logica scientifica e linguistica di “somiglianza animali-uomo”. Cosa diamine vuol dire in italiano “somiglianza animali-uomo” (uomo, poi, manco umani: nella lingua si sa che sessismo e specismo vanno a braccetto in allegria), visto che gli umani sono animali? Cosa diamine vuol dire che sono “inspiegabili” analogie che non darebbero vantaggi “agli individui, al gruppo o alla specie”, tipo la presenza del lutto nelle società degli elefanti, degli scimpanzè ecc. ecc.? Cioè, se non si può spiegare con un palese interesse evoluzionistico una caratteristica comportamentale, andiamo a finire nel campo dei misteri metafisici, pur di non ammettere che non esiste solo l’istinto ma anche la cultura, non solo la necessità ma anche la gratuità?

Ecco, we have a dream: che in un futuro accettabile non dovremo più leggere roba delimitata da un tale pencolante frame di pensiero; e se non altro che quando il giornalista di turno si appresti a vergare qualche stupidaggine del genere gli appaia il fantasma di Roger Caillois a recitargli uno dei passi che non ci stanchiamo mai di riportare in circostanze del genere (e scusate se l’avete già letto da queste parti, fa sempre ):

L’uomo è un animale come tutti gli altri, la sua struttura biologica è la stessa degli altri esseri viventi; lui pure è sottomesso a tutte le leggi dell’universo, come quelle dalla gravitazione, della chimica, della simmetria, e così via. Perché allora supporre aprioristicamente che sia necessariamente una mania, un’illusione o un miraggio la pretesa di ritrovare altrove le proprietà della sua natura o, inversamente, di ritrovare in lui le leggi che si constatano reggere le altre specie? Tutto invece fa ritenere più probabile la continuità. Mi pare comunque sia una forma di antropocentrismo, se non di antropomorfismo, quella che porta ad escludere l’uomo dall’universo e a sottrarlo alla legislazione comune. Antropocentrismo negativo, ma non meno pericoloso dell’altro che lo situa al centro del mondo e rapporta tutto a lui solo. Due effetti del medesimo orgoglio.


Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...