Vi faccio grazia di uno scrutinio di tutte le ridondanze che presentano questi racconti, salvo per dichiarare il mio turbamento davanti alla quantità di viticci che spuntano di continuo. Non so nemmeno ancora con certezza che cosa sia un viticcio. Credo di aver copiato la parola da Thomas Stearns Eliot. Non ho niente di personale contro i viticci, ma il mio abuso del termine è un esempio di quello che ci succede quando dedichiamo troppo tempo e troppa energia solo alle parole. Questo consiglio è stato dato spesso e in modo più incisivo in altre sedi: ma a quei tempi il mio specifico errore di procedura era – incredibile a dirsi – sfogliare il dizionario dei sinonimi e annotarmi le parole che suonavano “giuste”, alla moda o tali da creare un effetto – cioè, quello di farmi sembrare bravo – senza poi disturbarmi ad andare a cercare sul dizionario cosa significassero. Se vi sembra sciocco, lo è. Ne parlo solo nel caso in cui, mentre noi discorriamo, altri stiano facendo la stessa cosa, e quindi possano imparare dai miei errori.