Per cavarsela, le piante hanno dovuto affinare nuove strategie per colonizzare la terraferma, dalle aree più fertili fino alle nicchie più inospitali per aridità, illuminazione, temperatura, competizione. Senza voce né muscoli hanno trovato il modo per coordinarsi, per comunicare, per farsi la guerra. Ottenendo di fatto ogni cosa dal niente, dato che lavorano solo con l’aria, con l’acqua e con pochi sali minerali, riuscendo a riciclare quasi tutto e producendo sistemi a ciclo chiuso la cui efficienza nella gestione del rischio e delle risorse dovrebbe fare invidia a ingegneri ed economisti. Sono migliori di noi – non ammetto contestazioni a riguardo – e, mi si perdoni il bias, hanno già trovato una soluzione sostenibile a quasi tutti i crucci che arrovellano l’uomo contemporaneo. In tutto questo noi, anziché copiarle come dovremmo, ci ostiniamo a voler fare di testa nostra.