In certe tribù africane i bambini hanno una loro canzone distintiva, diciamo un codice fiscale musicale. GB non ne ha una in particolare, ma certo mi viene da associargliene diverse.
Per iniziare, Cupe vampe, perché Vale glie l’ha fatta ascoltare molto fin da quando era in pancia (una cura pre-natale Giovanni Lindo: c’è tanto da imparare…), e perché il primo concerto a cui GB è stato presente, sempre in pancia, è stato quello dei Post-CSI (ricordo davanti a noi un padre scatenato con la sua bimba piccola).
Il primo concerto fuori dalla pancia invece, gli Avion Travel dell’ultima tournée con Fausto Mesolella (GB addormentato nel marsupio per quasi tutto il tempo, ma rinvenne ai bis). E allora, Dalle stazioni al mare/stenderò le braccia/verso la fortuna.
Nei primi mesi, per addormentarlo, ricorrevo al repertorio che meglio conosco, e allora ninnanneggiavo così: Sing me to sleep/sing me to sleep/I’m tired and I/Want to go to beed.
Un po’ di pedagogia hippie fa sempre bene, così nei primi tempi andavo anche sul sicuro col classico per antonomasia del genere: Teach tour children well/Their father’s hell will slowly go by.
Per la serie classici minori, una che in quel periodo mi veniva spesso in mente, soprattutto se qualcuno diceva “Hey”, era quella che inizia: Hey hey hey hey/There’ll be food on the table tonight.
Poi, quando lui ha iniziato a vedere video, ci sono state le sue prime passioni autonome, che già raccontammo: la Feist in visita a Sesame Street, o la Bohemian Rhapsody versione Muppets.
Ma la passione predominante com’è noto è stata per mesi e mesi quella per gli ineffabili Ok Go, e la prediletta in assoluto tra le tante è stata non a caso Do What You Want, inno e vessillo perfetto di un GB la cui unica parola per tanto tempo è stata NO (adesso corretto gergalmente in Nom):