Con un numero sempre maggiore di persone connesse le une con le altre, gli effetti della metaforica farfalla che batte le ali all’altro capo del mondo si fanno sentire dovunque più rapidamente e più intensamente, con un incremento nel ritmo del cambiamento (fenomeno che costituisce l’essenza di un sistema complesso, non lineare). Un mondo sempre più interconnesso è di per sé anche sempre più imprevedibile. Questo pone grandi sfide alla vita di oggi, in tutti i suoi aspetti, personali e professionali. Molte delle professioni attualmente più ambite, come esperto di social media o web designer, vent’anni fa nemmeno esistevano. Ma un’azienda di successo, una relazione appagante, un ambiente privo di pericoli, sono tutte cose che oggi ci sono e domani potrebbero non esserci più. In un mondo connesso, attraversato da innumerevoli flussi, non si è mai davvero “immuni”. Ci saranno sempre degli eventi che ci colgono impreparati, che non avevamo previsto, da un temporale non annunciato dal meteo che rovina il barbecue di un sabato sera, ai londinesi che da un giorno all’altro si ritrovano fuori dall’Unione Europea. È per questo motivo che il cervello umano si è evoluto allo scopo di trasformare in certezza tutto ciò che è intrinsecamente incerto, ogni istante di ogni giorno. La motivazione biologica di molte delle nostre abitudini e dei nostri automatismi sociali e culturali, compresi quelli religiosi e politici, persino l’odio e il razzismo, è quella di diminuire l’incertezza attraverso l’imposizione di regole e contesti rigidi, nel vano tentativo di disconnettersi da un mondo che vive proprio perché è interconnesso e in costante movimento. Così facendo, questi automatismi ereditari – per una dinamica determinata dall’evoluzione – ci impediscono di vivere un’esistenza più creativa, più appagante, più collaborativa, più coraggiosa. Nell’andare a costruire questo tipo di certezza, perdiamo…. libertà.