Quando arrivò l’estate iniziò a spingersi sempre più in là. Cambiò il ritmo delle sue giornate. Si svegliava all’alba e usciva in mare tenendosi sottocosta, a ridosso delle rocce.
Coglieva di sorpresa la natura come mai era riuscita a fare prima. Comparve vicinissimo all’airone che stava appollaiato tutte le mattine sulla stessa roccia: l’uccello tese il lungo collo guardandola stupito e prima di fare in tempo a spaventarsi e a volare via, lei era già passata. Per l’airone era altrettanto irreale come lo era stato per lei il ragazzo quella famosa volta. Sorprendeva anche gli esseri umani, persone che avevano ormeggiato le loro barche in piccole insenature appartate e che si credevano perfettamente sole al mondo. Prendevano il sole nudi, pisciavano e facevano l’amore.
Un giorno vide un visone che nuotava solo a pochi metri dal kayak. La bestiola alzò su di lei gli occhietti scuri e lucidi, lei fermò la pagaia e per un attimo proseguirono così, affiancati, e il visone non le staccava mai lo sguardo di dosso mentre nuotava dritto in avanti roteando le piccole zampe. Poi d’improvviso era scomparso, come cancellato.