Ex Libris 302 (le audacie di Lelio)

All'insegna

Le giornate diventavano al primo autunno immensamente lunghe, s’allungavano con una facilità come di fiume, mentre gli alberi che costeggiavano il canaletto oltre il cancello, s’immalinconivano di verde, verde-argento, come lui, e finivano col sembrargli più che cose. I viaggiatori si facevano sempre più radi, verso autunno, e solo di tanto in tanto qualche antica berlina o diligenza passava sopra le foglie morte della strada colla tristezza di qualche vecchia rondine in ritardo. Il rumore dei raggi delle ruote, che si addolciva fino ad annullarsi a volte sulla strada cui le foglie di tiglio soprattutto davano una morbidezza pressoché di prato, si faceva sentire solo un poco più in là, dopo la svolta, ad uno dei ponticelli di legno sul ruscello.
Poi la strada si faceva di nuovo deserta, una conquista. Ed era in queste lunghissime, melanconiche giornate di primo autunno, appunto, che incredibili audacie lo prendevano: e, come avviene, per lo più dei timidi che, non potendo voler bene ad un mondo troppo preciso e solido per loro, se ne costruiscono o ne ricordano qualcun altro, così Lelio pensava a “qualche cosa” al di là del ponte di legno sul canale, su cui i raggi delle carrozze che partivano risuonavano un’ultima volta, stranamente.


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