Del perché Artena non fa schifo (ma la gente scappa comunque)

Tutti ormai sanno che a febbraio avremmo… sì, avremmo dovuto traslocare. Ci ho fatto tanto di post in pompa magna. Finalmente me ne vado, weeeee! E invece no. Cosa è successo? Beh, l’ho scritto in un post su facebook, post diretto solo a quei pochi amiche e amici che si sono interessati della cosa, e che – dopo tutto il casino che ho fatto – meritavano una spiegazione.

Questo post era lunghetto, ma sento di poterne fare una sinossi senza omettere passi importanti. In pratica: le persone che da un anno e mezzo erano lì per affittarci casa, a un mese dal trasloco si sono tirate indietro. La motivazione essenzialmente è una: troppi gatti. Ora, a me di andare in quella casa non sarebbe andato più comunque. Quando loro si sono proposti (sono stati loro a venire da noi, non il contrario) io l’ho detto subito che noi abbiamo tanti gatti. Per loro non era un problema. Il prezzo era un po’ troppo alto, ma se i gatti non erano un problema… e se il posto era più vicino al lavoro di Ale… e se c’era una scuola materna ed elementare in zona… noi ci stavamo. Tutto questo è andato avanti per mesi e mesi. La casa non mi piace, troppo grande e umida, e troppi parenti loro troppo vicino. E il prezzo era davvero alto. La cosa che mi ha fatto rodere della faccenda è che a un mese e mezzo dal trasloco “scopri” che quel prezzo per te è troppo basso. E unilateralmente come le banche, lo alzi. Poi una settimana dopo scopri che sedici gatti sono troppi. Beh, cari miei, dovevate svegliarvi prima. Io non posso imporre né la mia presenza né i sedici gatti, è legittimo, ci mancherebbe. Ma voi dovevate dirmelo subito. La prima volta ho detto “guardate che i gatti sono tanti”. No che mi illudete per un anno e mezzo, durante il quale avrei potuto trovare altre soluzioni. Invece è andata così, e la cosa peggiore è che ora non possiamo più muoverci da qui, non in tempi brevi come speravo, perché le iscrizioni scolastiche ci sono a gennaio. E questi due mi hanno costretta a stare in un posto in cui non voglio vivere, e a iscrivere mio figlio a una scuola che non volevo.

Dopo questo post arriva un tizio a commentare. Vi lascio lo screen, debitamente oscurato per non far identificare il tizio.

Che dire? Analfabeti funzionali ne abbiamo?

Dovrei copiarvi lo status qual era, e non ho voglia, ma sappiate che nel post – né qui sul blog né in qualsiasi altro momento su fb – non ho mai, mai scritto o sostenuto cose come “Artena fa schifo” o “la scuola materna di Artena fa schifo”. Se io dico che qui non mi piace, ha lo stesso identico valore di Ale che mi dice “i capperi non mi piacciono”. Lui è legittimato a toglierli, io non sono legittimata a dire che non voglio vivere ad Artena. Il tizio qui sopra evidentemente non comprende quello che legge, considerando che il post era una lamentela sui miei per fortuna non più padroni di casa. Il tizio qui sopra scatta punto sul vivo ogni qual volta gli si critica la sua perfettissima e preziosissima città, evidentemente.

Sapete una cosa? A me, e l’ho ripetuto nel blog tante volte, Artena piace pure, come posto. Ma quando paghi le tasse e vivi in un posto scomodo da raggiungere, in cui non hai nemmeno i minimi ed elementari servizi (a meno di non possedere la patente nemmeno un giornale puoi comprarti) mi fa un pochetto rodere il culo. Perché le processioni e i mercatini e tutti i cazzi e mazzi vari sono belli belli bellissimi se non vivi al centro storico, se non sei costretta a farti centinaia di metri di salita magari con la spesa, se non devi fare attenzione che non ci siano processioni per ordinare un pacco su internet altrimenti non te lo portano, logico. Ti rode un po’ il culo quando vedi che le strade al centro vengono pulite solo per le “occasioni importanti”, e nemmeno ovunque, ma solo dove passa il corteo. Ti rode il culo quando una sera su tre i lampioni restano spenti e devi fare la strada a tentoni perché non ci si vede una minchia. Ti rode il culo quando per far sostituire una rete arrugginita e accartocciata su sé stessa devi fare una petizione sennò sticazzi. Ti rode il culo quando vedi che chi dovrebbe pulire le strade se ne sta a scaccolarsi davanti al bar, anche se sono simpaticissimi e ti salutano sempre, ma intanto la strada davanti casa continua a essere immonda, piena di cartacce, fazzoletti usati e cacche di cane. Che devi tirar su tu, perché ai maleducati che hanno fatto lo scempio evidentemente piace vivere nello sporco. Ti rode il culo quando ti accorgi che sulla strada (non hai lati, proprio sulla strada) ortiche e parietarie sono alte così, e chi è che le toglie? Quelli pagati per farlo? No, le toglie la vicina albanese. Allora chi esalta tanto “lu più beglio paese del mondo” dal comodo della valle, dovrebbe farsi due domande, se uno dice che vuole andarsene.

Peraltro, i motivi per cui non voglio iscrivere Giordano alla materna di Artena non hanno nulla a che fare con la scuola in sé (vedremo, vedremo se sono a norma gli edifici, per esempio) né tantomeno gli insegnanti. Di questi motivi devo renderne conto solo a un’altra persona: il padre. Nessun altro può permettersi di sindacare su cosa devo o non devo fare e come devo o non devo farlo riguardo a mio figlio, nessuno. Nemmeno i nonni, figuriamoci un cazzeo cazzei qualunque. E comunque il motivo principale è che non avendo la patente ma avendo una bellissima ernia sarò costretta a farmi un chilometro di salita con tredici chili di ragazzino accollato. Starò stesa a letto un giorno su due. Bella la vita, eh, ma io sono la scassacazzi.

Perché io lo ripeto: Artena non fa schifo, ma certi artenesi doc sono uno dei motivi, se non il motivo principale per cui tanta gente vuole scappare via da questo paese, anche a costo di vedersi costretti a svendere casa.

Ps: Ma oh, se l’offerta è sempre valida, oh: venti euro a testa per 14.000 artenesi fanno 280 mila euro. Ci vien fuori una casetta con giardino nemmeno lontana da Roma. Noi accettiamo, seguirà IBAN. Aspettiamo, eh, non mancate.