Pochi atei credono nel solo materialismo. Per la maggior parte sono anche umanisti laici, per i quali la fede in Dio è stata sostituita da una fede nell’umanità. Gli esseri umani si avvicinano a un’onniscienza divina attraverso la scienza. Dio non influenza il corso della storia umana; se ne sono fatti direttamente carico gli esseri umani, realizzando il progresso attraverso la ragione, la scienza, la tecnologia, l’istruzione e la riforma sociale.
La scienza meccanicistica in sé non offre alcun motivo per supporre che esista qualche senso nella vita o qualche fine nell’umanità o che il progresso sia inevitabile. Afferma invece che l’universo sia, in ultima istanza, senza finalità e lo stesso vale per la vita umana. Un ateismo coerente, privo della fede umanista, dipinge un quadro fosco, con scarso spazio per la speranza, come chiariva così bene Bertrand Russell. Ma l’umanismo laico è nato all’interno della cultura giudaico-cristiana e ha ereditato dal Cristianesimo la convinzione dell’importanza speciale della vita umana, insieme con una fede in una salvezza futura. L’umanesimo laico per molti versi è un’eresia cristiana, in cui l’uomo ha preso il posto di Dio.
L’umanesimo laico rende accettabile l’ateismo perché lo riveste di una fede rassicurante nel progresso, anziché limitarsi ai fatti dimostrabili. Invece di una redenzione a opera di Dio, gli esseri umani stessi porteranno l’umanità alla salvezza attraverso la scienza, la ragione e la riforma sociale.
Che condividano o meno questa fede nel progresso umano, tutti i materialisti presuppongono che la scienza alla fine dimostrerà che le loro convinzioni sono vere. Ma anche questo è un atto di fede.
credere nella scienza mi sembra meglio che credere nella religione. La scienza quando sbaglia lo ammette
mi risulta che se non si muore più di vaiolo sia grazie alla scienza, per dirne una
Nessun problema con le scienze, ci pare ovvio. Molti problemi con chi elegge la scienza a religione, e parla di “verità” invece di “dubbi”, appunto. E su questo seguirà prossimamente, per chiarire meglio, un ex libris di Henry Gee (editor di “Nature”, non proprio un paladino antiscientifico) che dice proprio questo: “la scienza non ha a che fare né con i fatti né con la verità, ma con la quantificazione del dubbio”. Se non si ricorda questo, si finisce per trasformare le scienze (che non sono una sola, come ricorda Sheldrake) in una sorta di ricettacoli di fideismo ateo.
diciamo allora che i dubbi sul fatto che i vaccini siano dannosi sono dal punto di vista scientifico pochissimi e di quantità irrilevante. Tanto per fare un esempio
Aridanghete… Chi ha pronunciato la parola “vaccini”? Qui parliamo del fatto che, come dice Gee (ripeto, editor di “Nature”, non matto antivaccinista), certi scenziati e divulgatori sono fissati con concetti come “fatti”, o “verità”, laddove appunto, dovrebbero parlare principalmente dei dubbi che ogni domanda scientifica apre. “Tutto quello che pubblichiamo su Nature è sbagliato”, dice ancora Gee, e per fortuna, perché le scienze devono essere tese al perenne superamento di sé stesse, un atteggiamento che non riscontro in tanti scientisti che leggo in giro.