Ex Libris 291 (E certo, è proprio colpa dei pappagallini. O delle nutrie. O delle robinie. O…)

A volte ho la sensazione che per molti addetti ai lavori, il problema della conservazione della biodiversità in Italia si riduca a studiare i sistemi più macchinosi e costosi per eliminare pappagalli e testuggini dalle guance gialle, e che passi in secondo piano, nelle politiche per la tutela della biodiversità, il fatto che il territorio italiano perda ogni anno cinquantamila ettari di boschi e campagne a causa della cementificazione, che i fiumi siano stravolti da opere di regimazione idraulica o siano ancora inquinati, che nei campi si distribuiscano veleni, che bracconieri e cacciatori troppo esuberanti continuino ad avere un forte impatto su molte specie.

Non è paragonabile l’impatto sulla biodiversità frutto delle devastazioni ambientali, con quello causato dai pappagalli alieni: non scherziamo e non offriamo alibi a chi distrugge fiumi e selve primigenie, dune e prati, piccoli stagni o grandi paludi.

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