Cinque o sei cose sul caso H.W.

Harvey Weinstein è un molestatore seriale, non un “porco” o un “maiale”: non risulta che porci/maiali si dedichino di solito alle attività predilette dai produttori hollywoodiani. (quanto siamo noiosi)

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Tutti che sanno, ma tutti zitti (e non si parla delle vittime, ovviamente). Delle segretarie, alla fine, chi se importa. Ma appena parlano le Gwyneth e le Angeline, apriti twitter.

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Se parlano le Asie, poi, apriti cielo. Dobbiamo sempre dimostrare di essere i peggio di tutti.

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Finalmente l'”Huffington Post” e gli altri possono alternare gli articoli su un volgare misogino sessista uomo bianco di potere di sinistra a quelli su un volgare misogino sessista uomo bianco di potere di destra.

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Come al solito, c’è a scommetterci, massacrato l’Uomo Nero, fatto il lavacro purificatore, tutto tornerà come prima, Hollywood si sentirà più bella e più pura che mai, e il casting couching continuerà senza colpo ferire.

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Ah, semi-OT: non per infierire, ma anche la concezione weinsteniana del cinema l’ho sempre trovata assai discutibile. Come diceva H.W. in tempi comunque sospetti, “voglio creare un cinema artistico e populista”. L’arte spiegata al popolo, il midcult forgiato per l’Academy. Eh, appunto: una egregia sintesi di quello che per lo più non vorrei vedere al cinema. Per carità, ci sono quelli che ci riescono alla grande, come spesso Tarantino, l’autore numero uno della Miramax, o qualche volta Jane Campion quando non si fa prendere dai suoi estri più sghembi. Ma quel che invece vorrei sono proprio gli opposti: un cinema autenticamente popolare che proprio per questo si fa arte, senzo doverlo dimostrare coi riferimenti colti e gli ammicchi intellettuali; e un cinema autenticamente artistico che può permettersi di fregarsene dei grandi numeri.


2 risposte a "Cinque o sei cose sul caso H.W."

  1. io invece credo che stavolta ad Hollywood le cose cambieranno per davvero, il casting couching che secondo me è oggi meno diffuso di quel che si crede cesserà davvero del tutto. Comunque io penso che le attrici che hanno avuto successo lo hanno avito per il loro talento e non per le cose disgustose ce eventualmente sono stare indotte a fare quando erano giovani esordienti. Mi preoccupano di più le molestie sul lavoro che avvengono in ambienti certo meno esposti dello spettacolo e di cui mai sapremo neanche fra vent’anni

    1. Non so, queste punizioni esemplari mi lasciano sempre dubbioso, giochi di potere su giochi di potere. Che in ambienti meno luccicanti la situazione differisca solo per grado, non per natura, è sicuro, d’altronde.

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