Gli studi sulla cognizione evoluzionistica richiedono di considerare ogni specie nel suo complesso. Sia che studiamo l’anatomia della mano, la multifunzionalità del tronco, la percezione delle facce o i rituali di saluto, dobbiamo conoscere tutti gli aspetti dell’animale e della sua storia naturale prima di spingerci a capire quale sia il suo livello cognitivo. Invece di sottoporre a test animali su abilità nelle quali noi siamo particolarmente capaci – sulle fonti magiche della nostra specie, come il linguaggio -, perché non dovremmo valutarli sulla base delle loro specializzazioni? Così facendo, non appiattiremmo la scala naturae di Aristotele, ma la trasformeremmo in un cespuglio con molti rami. Questo cambiamento di prospettiva ci mostra che non dobbiamo ricercare forme di vita intelligente soltanto ai confini dello spazio e con grande dispendio di denaro ed energie. La vita intelligente abbonda infatti qui sulla Terra, proprio sotto i nostri nasi non prensili.