Come parlano i pesci? In bollicine. Gli uomini li credono muti perché non sanno leggere le parole nell’acqua, che è la sostanza da cui ha origine la vita. Noi discendiamo dai primi abitatori di quel regno, e un tempo il nostro linguaggio era simile al loro. Lo abbiamo dimenticato. Ma è una cattiva abitudine dell’uomo credere inesistente tutto ciò che ha dimenticato.
Parlano eccome, i pesci. Un pesce erudito, un trotone di Torino, aveva tradotto in bollicine tutti i dialoghi di Platone. E anche le lettere di Massimo d’Azeglio.
Questo è solo un esempio, naturalmente. Il loro linguaggio è ricco, articolato, spesso deliziosamente cantato.
Nessuno nel mondo animato lo avverte, tranne gli uccelli. Sì, gli abitanti dell’aria capiscono quelli dell’acqua, i migliori cantanti del creato intendono la lingua che noi crediamo muta. Anzi, s’intendono alla meraviglia, tra l’acqua e il cielo.