Da molto tempo, aveva una teoria sull’ex governatore della California, il malvivente dalle falangi pelose di cui aveva seguito l’ascensione mentre lui sprofondava nei bassifondi, e dimostrava quella teoria con la stessa autorevolezza con cui dimostrava la connessione tra la società Marlboro e il Ku Klux Klan – un altro dei suoi successi in società. Nel caso della Marlboro, sosteneva, le linee che separano, sul pacchetto, gli spazi rossi da quelli bianchi formano tre K, una sulla faccia anteriore, una su quella posteriore e una sulla parte superiore; nel caso di Nixon, si basava sull’adagio latino: Cui prodest scelus, is fecit. A chi avrebbero potuto giovare gli assassini di John, poi di Robert Kennedy, di Martin Luther King, l’attentato contro George Wallace, se non a un personaggio di secondo rango, brutto e scaltro come Riccardo III, come Stalin, e come loro capace di eliminare tutti i rivali più pericolosi che lo separavano dal suo scopo? Sì, Nixon era arrivato al potere con gli stessi metodi di Stalin, e beneficiando degli stessi appoggi. Perché aveva saputo mettere delle spie dappertutto, e i servizi segreti lo sostenevano; e lo sostenevano anche i sovietici, perché lui faceva i loro interessi. Perché, in realtà, era uno di loro.
A questo punto della dimostrazione, di solito tutti scoppiavano a ridere. Nixon comunista, era sempre il solito Phil! Ma Phil insisteva, dicendo che bastava prendere in considerazione quella tesi perché la sua verità saltasse agli occhi con evidenza. Fin dall’inizio, Nixon era stato al soldo del Partito comunista e, coperto dalla sua reputazione di politico conservatore acquisita negli anni del maccartismo, aveva lavorato per fare del Paese della libertà una criptocolonia dell’Unione Sovietica. I cittadini venivano sorvegliati, la delazione organizzata e, suprema riuscita, mentre l’Homo sovieticus era almeno consapevole di vivere in una prigione, l’americano medio lo ignorava. Per questa superiorità, la dittatura nixoniana si avvicinava all’ideale che i nazisti non avevano avuto il tempo di realizzare del tutto e che i russi, calcate le loro orme, non avevano saputo maneggiare, handicappati dalla loro atavica barbarie.