[…] che città la nostra esposta a tutti i venti che cambiano temperature e voglia di camminare o di sedersi su una panchina della piazza a meditare e se cammini nel parco e con la punta del piede sollevi il terriccio sentirai umidità arcaiche come se La Plata fosse stata costruita a forza su terreni non adatti e per necessità politiche o non so perché visto che sono sempre stata una frana in storia e l’unica cosa che so è che mi piace la città umida e minacciosa dove non ci unisce l’amore ma la paura nel verso di Jorge Luis Borges un poeta che mi affascina per il modo di esprimersi che vagamente somiglia al mio modo di esprimermi o io a lui per rispetto. Una volta lo vidi camminare appoggiandosi al bastone e incespicava sul pietrisco della Capitale e guardava con occhi vuoti da morto e mi fece impressione e pensai che non fosse Borges ma il fantasma di Borges e attraversai la strada perché notai che ormai l’anima gli stava scivolando via e la trascinava mestamente e morì poco tempo dopo durante un viaggio e non è più nel paese perché è sepolto in Svizzera.
E quella figura liquefatta di pioggia, direi, assomigliava tanto alle mie pene che mi fece tremare come se avessi il morbo di Parkinson familiare. Poi quel dolce fantasma non tornò più a trovarmi perché non mi conosceva ed è una delle perdite che mi rattristano ma adesso sto con Petra.