La Vale e un certo memorabile micio austriaco.
Chissà da quanto osservava nascosto dall’ombra di un portone. In quel lato, la Hauptplatz è pedonale, ampia, bellissima. A un certo punto ha rotto gli indugi, è uscito pancia a terra, silenzioso, intento, decisissimo a fargliela vedere a quegli impertinenti passeri che becchettavano spensierati là in mezzo, tra i radi passanti.
È stato mezz’ora a strisciare cautamente, in perfetta aderenza al terreno, attento a ogni minima vibrazione di coda, occhi e vibrisse puntati verso la preda, frementi.
Gli uccellini continuavano a pasteggiare con le briciole, ignari, incoscienti.
Lui continuava ad avanzare, inesorabile, energia letale concentrata.
Poi, ZANG! BUM!
Un rumore non meglio identificato, da sinistra lo ha distratto un microsecondo. Un’automobile è passata dall’altro lato della piazza. Gli uccellini si sono involati in un amen.
Lui, senza alzare la pancia da terra, è tornato al sicuro, nell’ombra fresca del portone, in attesa.
Una risposta a "Come eravamo: L’agguato di Frohnleiten"