Gli scienziati prendono spesso in giro le persone comuni come noi giornalisti, affermando che quando scriviamo sugli animali tendiamo sempre ad antropomorfizzare. Ci rimproverano perché interpretiamo i comportamenti delle bestie in chiave umana e usiamo le stesse parole che useremmo per descrivere azioni o emozioni nostre. Se gli cteniza però fanno davvero un coperchio di botola alternando esattamente sessanta strati di seta e terriccio, che tipo di linguaggio poteva usare il povero Michelet per spiegarlo? Invece di dire “contano” – visto che sono animali, e soprattutto i ragni e gli insetti, per i sapiens sono solo macchinette programmate – doveva dire “computano”?