Come eravamo: In tempi non sospetti

Quando GB era ben di là da venire, Vale concionava così sul tema.

Ci tiene a far sapere che continua a pensarla allo stesso modo e meno male che c’è Moka.

(nel frattempo i nipoti sono cresciuti. La questione della lagna è rimasta, ma nel frattempo abbiamo conosciuto abbastanza madri da equilibrare un po’ di più i due schieramenti)

C’è una cosa del cosiddetto “mio prossimo” che mi fa salire la pressione. Devo dire in anticipo che questo prossimo è quasi sempre di genere femminile, ed avevano ragione i due maestri a scrivere che la costante della donna è la lagna.
Come donna potrei sentirmi offesa, ma – non so perché – questo non avviene. Non mi sento offesa. La costante delle donne è la lagna, lo dicevo anche a un mio amico che ha ancora certe truci idee maschiliste (come possa essere amico mio, è un altro mistero), e quando lui per scherzare ha detto, eh, tu lo sai bene, ho pensato che in effetti io non è che sia tanto donna.
Per donna, prima che ve ne usciate con le solite battute sceme, intendo l’archetipo che la società fallocentrica ha costruito sul genere umano femminile. In questo senso, posso tranquillamente affermare che non sono una donna, e sì, le donne fanno la lagna.
Ma eravamo partiti dal mio prossimo. Le mie prossime (le vecchie del paese, le parenti non strette, le “amiche” di famiglia) si ritrovano prima o poi a farmi tutte (ed è capitato che qualcuna me la facesse più volte) la stessa domanda, che rientra nella categoria lagna*:
«Ma tu un figlio quando lo fai?»

Silenzio. Il silenzio è dovuto (purtroppo?) a mia madre, che mi ha educato talmente bene che – pur volendo – non riesco a far venir fuori le parole che desidero pronunciare con tutto il cuore:
«Che cazzo te ne frega?»
Devo ammettere che non faccio salti di gioia alla prospettiva di un figlio. Certo, ci penso, ma chi non ci ha mai pensato? A volte credo che non sarei abbastanza mamma, nonostante mi scopro a trattare i gatti come figli. Se ci riesco con un micio, posso riuscirci con una roba che esce dal mio corpo? Forse sì. Di certo non sarei una di quelle madri che stressano sé stesse, il figlio e il resto del mondo con le proprie idiosincrasie. Cercherei di educare mio figlio o mia figlia al rispetto, non in prima persona, ma assumendo maestri insuperabili, in quanto ad educazione.

(immaginare foto di nostro nipote con gatta)

Conosco madri che rabbrividirebbero, alla visione della foto di mio nipote che stringe teneramente Hermione, che da brava gattina paziente capisce che il pupo vuole solo coccolarla**. Anche queste madri rientrano nella categoria della lagna.

A volte, per evitare di rispondere alle lagnose, mando giù troppe battute cattive. Ho letto nell’ultimo romanzo di Stephen King che il protagonista, quando sente che la sua rabbia sta per esplodere, picchia una bambola di pezza.
Adoro i miei nipotini, anche quando sono loro a fare la lagna (Vale è troppo piccolo, ma vi assicuro che Iris è grande abbastanza da farla coscientemente, la lagna).
E conoscendo certe mie reazioni, vorrei chiedere un favore al mio amatissimo.
Ale, so che tu vuoi un paio di bimbe, e io sarò felice di farle per te. Ma, per favore, insieme alle due bambine, regalami una bambola di pezza.

*: tutto ciò che riguarda i figli è “lagna”
**: essendo cresciuta in mezzo ai gatti, so di che cosa parlo.


Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...