Verso mezzogiorno il sole raggiunge l’apice del cielo e manda giù zaffate di caldo secco che odora di cibo per calabroni. Oggi il vento salentino è caldissimo, viaggia a bassa quota e tiene un’andatura lenta, da processione votiva. Dal cielo azzurrissimo e vuoto pendono dei fili invisibili a cui sono attaccati uccelli, farfalle, vespe e tafani che nel centro della calura muovono le loro danze intorno a fiori, cespugli, alberi. Sembrano immobili produttori di ronzio. Gli stercorari, aggrappati a piccole palle di escrementi, hanno già preso servizio negli orticelli dietro alle case e trascinano i loro fardelli puzzolenti verso le tane. Bravi faticatori senza paga. Il vento non rompe il silenzio e non disturba il volo degli insetti. Nella stradina che passa davanti alla casa di Solimene c’è una piccola fogna a cielo aperto che fa scorrere acqua fetida sotto a una specie di marciapiede sgarrupato, tutto bozzi e mattonelle rotte. Mischiato al tanfo della fogna si sente un odore forte di pomodoro soffritto nell’aglio che esce dalla porta del basso. Sul muretto dall’altro lato della strada cresce l’oleandro selvatico e a terra, sotto la pianta, c’è un’enorme cacata d’asino, intorno alla quale mosche e mosconi tengono una festa ronzante.