In un tweet d’inizio anno John Cleese auspicava che il 2016 fosse l’anno in cui la scienza tornasse a essere considerata un metodo d’indagine, non un Credo religioso. Amando la scienza e considerando da sempre con sospetto i dogmi scientistici e odifreddistici, non possiamo che far nostra l’invocazione. Aggiungendo a corollario alcuni nostri, di auspici: che ci siano più medici che parlino senza peli della lingue del potere delle case farmaceutiche, più scienziati che non minimizzino il ruolo delle multinazionali in decisioni che riguardano tutti; che i fautori del dubbio siano, d’altro canto, altrettanto rigorosi nella loro ricerca della verità (quella che può essere la verità sempre parziale riservata agli umani), non cadendo nel complottismo un tanto al chilo che rende così faticoso cercare notizie contro-informative che siano al tempo fuori dall’ufficialità e abbiano una loro credibilità. Che da entrambi i “fronti” chi partecipa a un dibattito non riduca in posizioni caricaturali comodamente attaccabili chi ha idee diverse, e in definitiva che ci siano sempre più persone di buona volontà cerchino di stabilire un contatto, di parlarsi, di pervenire a qualche obiettivo di comunicazione non affetto dal dilagante morbo della polarizzazione. Altrimenti su questioni fondamentali che ci troviamo di fronte ogni giorno (i primi che ci vengono in mente sono i vaccini e il caso xylella), continueremo a basculare tra estremi all’infinito inconciliabili, con ciascuno impegnato a portare acqua al proprio personale mulino ideologico, invece che contribuire a chiarire gli eventi, a diradare la nebbia.