Ex Libris 214 (natura/artificio)

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Il problema del confronto tra natura e artificio fu giù presente e discusso, benché in maniera superficiale e limitata all’ambito dell’estetica, dalla filosofia greca. Ma solo molti secoli più tardi, durante l’lluminismo, con l’emergere di una pur rudimentale terminologia scientifica, il raffronto divenne oggetto di un’analisi più approfondita.
Che al prinicpio dell’Ottocento fosse già argomento di attualità è dimostrato chiaramente, seppure per implicazione, dalla leggenda eschimese, riportata dall’etnologo canadese Philip Wellis (Men and Myths of the Northwest, Vancouver, 1842). Il Wellis, che visse molti anni con gli eschimesi Inklit e Tawaida, descrive la leggenda come una “fiaba moderna ispirata al contrasto con i mercanti canadesi che offrono oggetti manufatti come palle, bicchieri, perline, giocattoli meccanici e persino orologi in cambio di pelli, avorio e olio di balena”. La leggenda gli fu raccontata dallo sciamano del villaggio Foipù che si trova ai piedi dei monti Kwapuna.
“Il dio Kanaak, per creare la vita sulla Terra, prima inventò le malattie e la morte; poi le felci, il leccio e le altre piante. Poi inventò l’orso, la balena, la cicala delle nevi, il castoro e gli altri animali. Finalmente inventò l’uomo e gli insegnò a fare le cose imperfette, a sua immagine. L’uomo così le fece, ed egregiamente gli servivano. Costruì il kayak come il baccello dell’albero Took, e con le ossa e le fibre delle piante foggiò ami, arpioni e reti. Si vestì delle pelli del lupo bianco e con le unghie e i denti dell’orso fece collane e cinture. Ma un giorno l’uomo scoprì che fregando un sasso contro l’altro riusciva a imitare il canto della cicala delle nevi. E così fece. Ma uno dei sassi era più duro e dopo un po’ l’uomo si accorse di aver fatto una palla perfetta. Quando la vide capì di aver peccato contro il dio Kanaak ed ebbe paura. Si alzò per nascondere la palla in una cavità del tronco contro il quale stava seduto, ma la palla gli cadde dalle mani e cominciò a rotolare. L’uomo la inseguì correndo, sempre più velocemente. Kanaak lo vide ma non lo fermò. E per punizione lo fece correre dietro alla palla finché scomparve nella notte dei monti Kwapuna.”. “Sta correndo ancora dietro alla palla perfetta” fu il commento ironico del Wellis, che anticipa di un secolo la nostra contestazione a una civiltà industriale e consumistica.


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