Ex Libris 194 (contemplazione creatrice)

Inni

Nell’ottica dell’idealismo magico la natura viene coinvolta nell’operazione attiva del “trasmutare: i pensieri diventano cose e le cose pensieri. Questo significa che la natura deve essere cercata dentro di noi o meglio occorre che essa sia lasciata “nascere” nelle sequenze dell’interiorità. La rivelazione della natura viene così a coincidere con un ritorno dell’uomo pensante alla “originaria funzione della sua esistenza”, vale a dire alla “contemplazione creatrice”: è in essa che viene tolta la distinzione tra il “produrre (Hervorbringen) e il “sapere” (Wissen), poiché l’uno e l’altro coincidono nella più mirabile unione. È questo, per Novalis, “il momento creativo del vero e proprio piacere, dell’intimo autoconcepimento”. Il prodursi della natura è tutt’uno col suo autorivelarsi: ma questo prodursi avviene proprio nell’attimo in cui si è raggiunto il punto della contemplazione: la sua intima vis creativa non si distingue dalla potenza della natura nel suo autoprodursi, tanto che la storia genetica di quest’ultima potrebbe essere configurata come una dottrina trascendentale dell’interiorità: in questo spettacolo smisurato che si offre all’interiorità e in cui essa si riconosce, si dispiega il flusso infinito della vita universa. Il riconoscimento dell’appartenenza a noi stessi di questo flusso è un riconoscimento dettato dall’amore, espresso dalla magia stessa dell’amore: nella rivelazione del “genio” dell’amore si rende trasparente il “nuovo legame tra il Tu e l’Io”.


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