Finiti i mondiali di nuoto, salutiamo per un po’ atlet* e telecronist*: il goliardissimo duo Mecarozzi/Sacchi, Oscar Bertone e la sua inesauribile riserva di “attimini”, Enrico Cattaneo col suo imperturbabile charme sabaudo, e soprattutto il mitico Fabrizio Failla. Sì, proprio lui, la voce storica della pallanuoto italica, quello per cui i gol non si segnano ma si “griffano”, quello che si porta sempre dietro, a Kazan o altrove, un campionario di citazioni stabili negli anni, comprendenti Giambattista Vico e i “corsi e ricorsi storici”, Aznavour e L’istrione, soprattutto Erica Jong e la Paura di volare che non deve tarpare le ali al settebello o rosa di turno.
Forse ne avevamo già parlato, ormai siamo avanti con gli anni, ma sempre a proposito di quest’ultimo, o per qualsiasi altra partita femminile, anche stavolta è arrivato inesorabile, alla prima espulsione, il momento della telecronaca in cui Failla ritiene proprio dovere e fonte di salvezza precisare che l’espressione “uomo in più” traslata dalla pallanuoto maschile a quella delle donne “non è sessista”, essendo utilizzato dalle stesse ragazze per designare le azioni d’attacco da svolgere con un’avversaria confinata nel pozzetto.
Ora, non nutriamo alcun dubbio sulla buona fede che guida e Failla e le giocatrici nell’uso di una terminologia così palesemente paradossale. Come la maggior parte degli sport, e a maggior ragione per il suo essere incentrata sul contatto fisico più rude, la pallanuoto nasce in ambito maschile, e così il suo vocabolario tecnico. Quando le donne si sono affacciate sulle piscine dedicate, hanno di certo considerato l’acquisizione dei termini esistenti come un’attestazione della serietà del loro movimento (come del resto è avvenuto in qualsiasi altro ambito lavorativo), che infatti si è col tempo affermato in tutto il mondo, e anzi è adesso assai più globale del corrispettivo maschile, ancora molto eurocentrico.
Proprio per questo, avendo acquisito visibilità e credibilità, diremmo sarebbe giunta pur l’ora di dare una svecchiata alla lingua e riconoscere, con buona pace di Failla, che affermare una squadra giochi con l’uomo in più quando esce una donna, È sessista, volente o nolente chi lo dice, quanto e più del chiamare un’avvocata avvocato, and so on. Su, un altro piccolo sforzo di autonomia, ragazze, abbiate il coraggio di andare all’attacco o nel pozzetto da atlete e da donne. Non abbiate davvero, paura di volare. (Quanto al setteROSA!?!, magari ne parliamo un’altra volta.)