Luglio suona bene?

1. Sabato GB s’è fatto comodo comodo il suo primo concerto, un double bill Diaframma/Post-CSI nella vagamente surreale location dei campi sportivi di Tor di Quinto, coi treni che ogni tanto sferragliavano sul ponte illuminato. Quindi la canzone che l’ha introdotto nel meraviglioso mondo della live music è, nientepopodimeno, questa.

Il vecchio Fiumani, sempre allucinato da par suo, ha servito subito una tripletta da knock out, snocciolando, dopo Siberia, Gennaio e Amsterdam. Io ogni tanto mi spizzavo l’adolescente al nostro fianco, immaginando cosa poteva messaggiare alle amiche:

Niente, i miei c’hanno portato per forza al concerto de ‘sti matusa. C’è uno strano che canta e ogni tanto ci piazza un urlaccio. Però quella in cui le infila quattro dita nel culo e le tira fuori piene di merda era divertente.

Quanto agli ex-post CSI, certo il fantasma di Giovanni Lindo aleggiava, ma Angela Baraldi è forte e coraggiosa e pure più carina di Ferretti. Fossimo rimasti qualche giorno di più in montagna l’avremmo potuti sentire a Montesole, ci siamo accontentati del posto fighetto sul Tevere. Dall’altra parte rispetto all’adolescente annoiata avevamo un padre fomentatissimo che ballava con la figlia piccola piccola in braccio, cantandole Del mondo o Linea gotica. Quando la madre gli diceva di passargliela non ne voleva sapere:

Le deve imparare tutte!

La piccolotta faceva dei gran sorrisoni, c’è da dire, poi ovviamente è crollata, perdendosi l’ultima parte. Canali ha pregato di passare dal merchandising, ché Magnelli c’ha un sacco di figli da campare, e poi hanno finito con lei.

2. Invece, siccome stavamo appunto a Roma a delibare il concerto di cui sopra, ci siam persi all’unica cosa bella che organizzano nel nostro paese, Live Artena, i Thegiornalisti. La cosa interessante è che, manco a farlo apposta, il giorno dopo a Colubro, frazione della stessa Artena, c’erano gli Stadio, come per confrontare maestri ruspanti e allievi indieggianti del pop-rock all’italiana. Allora, siccome non siamo mai andati a un concerto da queste parti, butto lì tutto fiducioso:

Dai, dobbiamo andare dal buon Curreri prima che gli venga lo schioppone definitivo, ormai vanno in giro con l’unità mobile di rianimazione sempre appresso.

Ci avviamo allora nella campagna sprawlata alle pendici dei Lepini, di sera piuttosto inquietante, con strade che sembrano superfetarsi da sé stesse producendo in continuazione villette, palazzine, fabbrichette. Alfine arriviamo: io pensavo fosse un concerto in piazza, allo stadio (dove si va a far l’amore dove si va), in qualche posto concentrato tipo il parcheggio dove fanno i live qui in paese. Invece era inserito in una specie di fiera campionaria, un viale infinito su cui scorreva un fiume a doppia corrente di gente, ma tanta, migliaia e migliaia, ch’io non avrei mai creduto che provincia tanta n’avesse prodotta, in mezzo a infinite bancarelle di paccottiglia, plastica abbastanza da inquinare oceani per centinaia d’anni. E il tutto sfociava in un campo enorme, con tutti i porchettari e i baracchini di zozzerie che ci si può immaginare, e in fondo il palco, e anche lì un sacco di gente, e dalla collina si intravedeva una fila di fari continua, altra gente che arrivava, non finivano più, tutto il circondario convergeva su Colubro. Davvero, un misto terrificante tra l’infernale fiera dell’Illinois descritta da DF Wallace e una specie di Glastonbury burina (almeno senza fango).

Niente, abbiam fatto il periplo, ripreso la macchina e puntato verso Labico per un rigenerante gelato da Greed, che merita sempre.

Ci rifaremo sabato coi dEUS, ché Instant Street ho sempre sognato di sentirla dal vivo. Pure GB immagino non veda l’ora.


3 risposte a "Luglio suona bene?"

  1. Non avevate mai visto un concerto al Colubro con la spianata di ottimissimi porchettari e succolentissimi panini zozzi … e ci può stare…
    Ma non essere venuti allo Spaziale LiveArtena di quest’anno… è cosa grave… gravissima!
    🙂

    1. Chiediamo venia, saremmo venuti assai volentieri a un paio di eventi (bravissimi a far venire Franco Arminio, ancora rosichiamo), ma stavamo fuori, ahimè.

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