Sono un coacervo forse inestricabile di contraddizioni, com’è proprio dell’essere umani: di entusiasmi e scetticismo, impulso e razionalità, sentimentalismi e buon senso, generosità e reticenza, rese al mistero e ricerche di esattezza, esplosioni fantastiche e ricadute concrete.
Tendo a illuminazioni estetiche (estatiche), più che a generalizzazioni filosofiche, il pensiero lo cerco nello splendore percettivo. Il mio paese natale è l’arte. Ho una mente che ragiona per categorie estetiche. Perché la verità è bellezza. O forse le verità, essendo la bellezza un crogiuolo inesauribile di verità.
Mi faccio sempre guidare dalla bellezza, che sia indie o da major, “autoriale” o “popolare”, senza preclusioni. Certo non astraggo, ho presente le situazioni produttive e il contesto socio-culturale, ma non accetto le dicotomie tranchant, non discrimino in nome di presunte purezze e sincerità.
Mi sento un’esteta pop prima che un’intellettuale. Un’esteta ludica ed etica. Un’oltre-umanista, antiantropocentrica, sincretica, in cerca di una forma (vedi alla voce estetica) ecologica (vedi alla voce etica). So che nella vita il buon senso, la giusta misura, sono fondamentali. Molto meno nell’arte.
E sì, preferisco l’opera all’autore, inteso come persona. Preferisco confrontarmi con l’opera perfetta piuttosto che con l’imperfetto artefice, seguire il suo tendere all’assoluto piuttosto che rincorrere la sua protesi agganciata a terra.
Sono erratica, ben poco sistematica
Sono un’esteta, un po’ ciclotimica
Sono Emma, insomma.
Se è il mio vero nome? Lasciatemi i miei piccoli segreti.