Se non fossi un essere umano, sarei un fungo. Un fungo indifferente, insensibile, dalla pelle fredda, viscida, duro e delicato al tempo stesso. Crescerei sugli alberi abbattuti in un’atmosfera cupa e ostile, sempre in silenzio, e con le mie dita da fungo ne succhierei gli ultimi resti di sole. Crescerei su ciò che è morto. Penetrerei in quel torpore fino alla nuda terra – e là le mie dita da fungo si arresterebbero. Sarei più piccola di alberi e arbusti, ma svetterei sui mirtilli. Sarei effimera, ma lo sono anche come essere umano. Non avrei alcun interesse per il sole, non lo seguirei con lo sguardo, non ne attenderei più il sorgere. Desidererei solo l’umidità, esporrei il mio corpo alle nebbie e alla pioggia, condenserei su di me l’aria umida. Non distinguerei la notte dal giorno… che senso avrebbe?