Finché la sua mente aveva continuato a seguire i suoi fantasmi intangibili o a desistere irresoluta da una simile ricerca, Stephen si era sentito intorno costanti le voci del padre e degli insegnanti, che lo incitavano a essere un gentiluomo sopra tutto il resto e un buon cattolico sopra tutto il resto. Queste voci gli suonavano ormai vacue nelle orecchie. Quando era stata aperta la palestra, aveva sentito un’altra voce incitarlo a esser robusto, virile e sano, e quando il movimento per la rinascita nazionale era cominciato a farsi sentire nel collegio, ancora un’altra voce gli aveva comandato di non venir meno al suo paese e di aiutarlo a rialzar lingua e tradizioni. Nel mondo profano, come prevedeva, una voce mondana gli avrebbe ordinato di risollevare coi suoi sforzi la condizione del padre e intanto la voce dei suoi compagni di scuola lo incitava ad essere un compagno come si deve, a coprire gli altri dai rimproveri, a chieder per loro il perdono e a fare del suo meglio per ottenere giornate di vacanza per tutti. Ed era il frastuono di tutte queste voci vacue che lo faceva fermarsi irresoluto nella sua ricerca di fantasmi. Non prestava orecchio a queste voci che per un momento, ma si sentiva felice soltanto quando ne era lontano, oltre il loro richiamo, solo o in compagnia di compagni fantastici.