Ex Libris 173 (nascita di una strega)

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Si fermò davanti a una pozzanghera lasciata dall’ultimo acquazzone, si chinò sotto il chiarore che proveniva da una finestra illuminata per distinguere il proprio volto, e subitamente si mise a ridere. Rideva, di un riso per lei stessa inatteso, selvaggio, di una perfidia che, più d’ogni altra cosa, la persuadeva di essersi trasformata, o per meglio dire di essersi trovata. Non soltanto il suo cuore, ma l’aspetto del mondo per lei era mutato: una scopa dimenticata in un cortile, uno spillo al suo corsetto, il belato di una capra da oltre il muro di una stalla le ricordavano non più gli atti usuali, facili, della vita ordinaria, bensì scene di sortilegio e di sabba, e, quando rovesciò la testa all’indietro per meglio respirare l’aria notturna, le stelle tracciavano per lei, in grandi aste tremolanti, le gigantesche lettere dell’alfabeto delle streghe.


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