Arriva infine la quarantottesima tessera.
Che è mancante.
Sotto il numero 48 si stende con insolenza una pagina bianca. Il lettore tuona, impreca contro questo inqualificabile errore di stampa, volta pagina in cerca di un paragrafo, di una riga, che gli insegni a liberare l’energia inesauribile della tessera mancante.
Poi capisce.
Capisce che in un libro intitolato Elogio del pezzo mancante l’ultima tessera non può che mancare.
Che se ci fosse ripeterebbe le quarantasette precedenti, e che solo la sua assenza è realmente apportatrice di significato.
Che se esistono davvero gesti liberatori, spetta a ciascuno di noi scoprirli, nella solitudine del proprio rapporto con il puzzle.
Che i Bantamolé hanno insieme torto e ragione quando affermano che la verità risiede nell’ultima tessera, poiché l’ultima tessera non manca mai: per definizione, essa viene subito prima di quella che manca.
Ciao Vale, bentrovata!
Apprezzo molto “L’elogio del pezzo mancante”. L’ho riletto da non molto e ne riprendo addirittura uno stralcio nel mio romanzo.
Ciao Virginia! ^_^
Ma sai ti ho pure pensato, durante la lettura?