Ortesiana II (cit.)

Io ero nel dolore, caro amico, e preoccupato soprattutto del dolore altrui, anzi era questo il più gran dolore, e giunsi a supporre, in un momento della mia malattia, che dolore e ribrezzo fossero il seme, per così dire, del mondo, mentre non sono che una febbre di crescita, non altro. Dalla fuggevole età della pietra, ch’è la nostra, sta per sortire l’età (eterna) della cristallina trasparenza, della perfetta potenza e di un sogno pieno di colori e canti di primavera. L’immenso parto della materia è la non materia, la bellezza purissima; ed essa è già presente dovunque, come una maggiore dolcezza, insieme ai foruncoli, sul volto della gestante. La gestante stessa, cioè la materia, è spirito, ma lo ignora. Tutto è spirito, nobile amico mio. (Oltre-Iguana)

Il dolore degli animali è oramai il primo dei miei pensieri, e giudico persino il “genio” da quel rapporto: se c’è o non c’è, con l’indignazione. Non è che non abbia altri due o tre pensieri-base (compagni di ogni ora – compagni di tutti), ma mi sembra che all’inizio di ogni affanno o terrore bisognerebbe cercare il peccato, che è l’assenza di innocenza, ma soprattutto di pietà per i più deboli. E cercare tante strade per la “pace”, come si fa nel mondo, senza prima togliere l’orrore della mancanza di pietà e di giustizia verso “loro” – che errore… La solidarietà col piccolo – nasce proprio dalla “visione” dell’immenso e inesplicabile in cui siamo annidati… Non mi duole quasi più di non scrivere, e di essere quasi nessuno. Che importanza ha? Se “io” non intervengo a favore della verità? (lettera a Guido Ceronetti)

Infine, di “vero”, al mondo, non esiste che l’immaginare, il patire. E la sorpresa, ogni tanto. E la rivelazione di un diverso, più abbagliante, al termine della sera, mattino. (Oltre-Alonso)

Mi piace molto quel che dice della “caduta del ruolo umano nella storia della vita”, sul fatto che la vita ha preso altre direzioni, “come un’acqua purissima si perde per altre campagne, bagna altre erbe”. Se questo è vero, i suoi libri potrebbero essere una sorta di prima mappa o esitante cartografia di questo nuovo territorio senza storia fuori dall’umano. Il Cardillo è, da questo punto di vista, particolarmente interessante, perché si presenta, invece, in apparenza come un romanzo “storico” e quelle “altre campagne” e “altre erbe” sono fittamente intrecciate con le campagne e le erbe e le città della storia umana. (lettera di Giorgio Agamben)

Ma restate vicino al nulla… restategli fedele. Seguite il Cardillo! (Oltre-Cardillo)


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