In quell’istante il vento si era impennato nuovamente, cambiando direzione. E si erano ritrovati sotto una pioggia di ceneri infuocate, mentre già dalla prima fila di case in fondo si levavano lingue di fuoco. E allora l’aveva scorta, stagliata contro l’arancio infuriato del cielo. Scendeva dal vicolo, i capelli ricci sulle spalle, arruffati dal vento. Camminava a passi lenti, la gonna lunga e svolazzante che le si attorceva tra le gambe, una maglietta rossa scollata e l’espressione aggrondata delle ventenni, con i loro imperscrutabili misteri. Veniva verso di loro, senza vederli, con l’incendio che le fiammeggiava alle spalle, e per un attimo, mentre scrutava quel viso imbronciato e remoto, aveva avuto l’impressione che il fuoco le facesse corteo, che anzi fosse proprio lei a guidarlo, a trascinarlo sulla scia della sua gonna stravagante, dei suoi riccioli scuri, delle sue labbra morbide, sdegnosamente strette.