Quel che ho imparato al Milionario

10 anni or sono in questi giorni avevo il mio quarto d’ora di notorietà partecipando a Chi vuol essere milionario. Le cose che ho imparato da quell’esperienza.

1) Cologno Monzese esiste davvero. Ed è, in effetti, come in quella puntata di Avere vent’anni di Massimo Coppola, un misto di metafisica industriale antonioniana e grottesco televisivo felliniano.

2) Inutile scegliersi la giacca migliore, tanto vai lì e le sarte ti danno quella di Marco Columbro.

3) Non c’è niente da fare, a meno di non avere nervi di ferro ogni tua certezza grammaticale va a farsi fottere, e ti trovi a chiedere l’aiuto del pubblico su una stronzata (spero abbiano distrutto il nastro magnetico, o potrei essere ricattato a vita per quella domanda).

4) Porto fortuna: il ragazzo che s’è seduto sullo sgabello dopo di me, Davide Pavesi, ha vinto il famoso milione.

5) Per qualche giorno ti riconoscono, in giro, prima di riscivolare con piacere nell’anonimato.

6) Ti mandano proprio i gettoni d’oro. Nel mio caso un po’ troppo pochi per farci il bagno, ma una certa ebbrezza capitalistica la provocano. Peccato che poi ti tocca rivenderli agli stessi che te li portano.

7) Se vuoi fare il figo con gli intellettuali, butta lì con nonchalance: Beh, in realtà è stata un mossa situazionista, mi sono ispirato a John Cage quando andò a Lascia o raddoppia.

 


10 risposte a "Quel che ho imparato al Milionario"

  1. Dai, non sapevo di questa tua partecipazione. Venne anche a me la voglia di partecipare tempo fa, ma poi per pigrizia, e anche un po’ per timidezza e paura di fare figuracce, non mi sono mai attivata.
    E su quale domanda sei caduto?

  2. Domanda naturalistica, ahimé, il mitico “patagio”. Se mi fossi tenuto un aiuto (e avrei potuto) la risposta mi sarebbe arrivata, ma non sono un “giocatore” nato, troppo prudente.

      1. Gli è che avevo sprecato un aiuto su una domanda che sapevo, ma su cui volevo essere sicuro (lo spirito del giocatore…). Se me lo tenevo può darsi che arrivavo alla domanda con l’aiuto giusto per passarla. Vabeh, così andò. Anche vero che finii a giocare per culo, diciamolo, perché all’ultima possibilità di andare a giocare, la terza, bruciai nella risposta alla domanda d’entrata un altro per una manciata di centesimi. Me lo fece notare lui alla fine della puntata. Quindi tutto si bilancia.

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