Se un tempo, con la conquista delle cime del rilievo di un paesaggio, il campo di battaglia era anzitutto un “campo di percezione”, con le sue prospettive militari, con i suoi orizzonti topografici e balistici, ormai è il campo di percezione della globalizzazione che diventa il non-luogo della madre delle battaglie. Di qui il cambiamento di natura e la diffusione ininterrotta, ormai sistematica, dei diversi eventi di rottura – incidenti, attentati, catastrofi e cataclismi di tutti i generi – che funestano oggi l’umanità.
Così, la RAPPRESENTAZIONE (classica), divenendo improvvisamente PRESENTAZIONE (live), ha trasmutato il vecchio assalto, l’attacco frontale del nemico, in pura e semplice stupefazione delle masse.
Effetto di siderazione istantanea, che non ha più nulla a che vedere con i vari commenti degli esperti, ai quali la prima guerra del Golfo o il conflitto dei Balcani ci aveva abituati, né con il ruolo desueto degli spin doctor di una guerra psicologica oggi superata dall’anonimato dell’iperterrorismo.
In effetti, se, come recita il detto, “l’isteria è nemica del Tempo”, il tempo reale del terrore diffuso ininterrottamente è proprio “isterico”, ed è quello dell’insieme della mondializzazione economica, politica e strategica. Il tempo della riflessione è oltrepassato, quello del riflesso condizionato è all’ordine del giorno del grande terrorismo.