Ringraziando gli amici Ale e Vale per l’attenzione che hanno cortesemente voluto dedicarmi, devo però rimarcare qualche inessattezza nel loro inatteso post di auguri.
Vero è che dei compleanni preferisco quelli degli altri, buone occasioni per sbizzarrirmi nella delicata arte del regalo, come che I miei primi 40 anni campeggia in un posto d’onore nella mia libreria (ok, non esageriamo), avendolo trovato nella piazza di un grazioso paesino toscano dove la biblioteca offriva su un banchetto qualche titolo vintage ai passanti e viandanti.
In realtà però non ero nel bosco a passeggiare, quando fui raggiunta dalla telefonata, ma in giro per veterinari per una certa emergenza gattesca che m’ha assorbito in questi giorni, con relativi rallentamenti nel ritmo di scrittura. Però effettivamente i due romanzi – che c’entrano veramente niente l’uno con l’altro – proseguono lemmi lemmi il loro cammino quotidiano, e prima o poi da qualche parte arriveranno.
Il gelato ho dovuto saltarlo perché sto, per sovrappiù, buttando all’aria casa, che aveva proprio bisogno di qualche miglioria tra bagno e cucina. Oggi però di certo rimedierò, e la panchina mi aspetta per finire Alonso e i visionari, straordinario, ultimo stadio della concezione ortesiana della narrazione come contrad-dizione, ultima misteriosa dichiarazione di intenti sul clash natura-cultura.
Quanto alla festicciola, che dire, vi basti sapere che ci siamo inciuccate a Blanche de Namour e siamo crollate sul divano dopo aver ballato al ritmo di New Order e Depeche. Ci siamo però svegliate in tempo, Adele e io, per andare a vedere l’alba su Monte della Croce: la vecchia stellona è venuta fuori dalla nebbia come se la guidasse Fetonte, un proiettile di fuoco lanciato sugli Appennini. Mi ci voleva proprio, il regalo più bello.
Ah, e alla fine il diamine di hosting l’ho rinnovato, sennò come facevo a scrivere queste sparute, fondamentalmente inutili righe?