Change the Frame

Una cosa che ci inquieta molto, sul web-palcoscenico – squadernantesi ogni santo giorno su schermi come questo su cui scriviamo, su cui voi leggete – è che sembra non si riesca a uscire, nei confronti tra posizioni divergenti, dalle polarizzazioni dei discorsi, congelati in frame oppositivi tanto scontati quanto alfine depotenzianti ogni seria espressione di pensiero. Gli esempi sono tanti e tali che pare inutile elencarli. Noi lo notavamo di recente riguardo alla messa in scena della querelle tra fanatismo scientista (coi suoi più o meno folclorici “resistenti razionalisti”) e il corrispettivo opposto (e infine coincidente) del complottismo omnicredulone, che ormai comodamente suole identificarsi nella simbologia delle scie chimiche (e qui il target va a sovrapporsi spesso con quello di certi militanti del Movimento 5 Stelle). In tutto questo bailamme, un serio, laico, epistemologico discorso sulle possibilità e i limiti della scienza – sul come spesso i difensori a tutti i costi del paradigma (pseudo)scientifico tendano ad arroccarsi in posizioni immobili e fideistiche (tutto il contrario di quello che la scienza dovrebbe fare), e di come i complottisti internettari facciano d’altronde calare una patina di ridicolo su un’apertura mentale alle infinite possibilità della conoscenza che dovrebbe essere patrimonio di tutti – si va a perdere inesorabilmente dentro il rumore di fondo delle prese per i fondelli reciproche.

Ma potremmo citare il sempreverde scontro veg-onnivori (con la sua propaggine al calor bianco antivivisezionisti-pro test), quanto l’ennesima recrudescenza della crisi medio-orientale (ma anche i mondiali di calcio): tutte battaglie di status e commenti (spesso e volentieri insultanti) che confermano questo apparentemente ineludibile social modus, col pensiero spodestato dal trionfo permanente dell’invettiva (forma retorica che ha le sue ragioni, e i suoi spazi d’efficacia, ma non può sostituire tout court l’articolazione delle posizioni, l’intermediazione, l’ascolto dell’altro). Per fortuna non siamo soli – e ci mancherebbe – nel deprecare la tendenza: lo fa molto bene anche Loredana, che a sua volta cita (a proposito dell’eterna questione israelo-palestinese) l’importante intervento di Raimo*, oltre alle riflessioni di Grossman e Butler. La risposta alle grida che sempre più alte si levano, una sull’altra, è sempre quella: pensare, pensare, pensare.

* Che in quest’altro pezzo successivo usa lo stesso nostro termine, polarizzazione.


Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...