Il concetto di oggettività scientifica riposa sull’assunto che vi sia un mondo esterno che è “là fuori”, contrapposto a un “io” che è “qui dentro”. (Questo punto di vista, che pone l’altra gente “là fuori”, rende molto solitario il “qui dentro”.) Secondo questa concezione, la Natura, in tutta la sua diversità, è “là fuori”. Il compito dello scienziato è di osservare questo “là fuori” il più oggettivamente possibile. E ciò significa considerarlo come apparirebbe a un osservatore privo di pregiudizi nei confronti di ciò che osserva.
Il problema di cui nessuno si è accorto per tre secoli è che una persona che pensa in questo modo sicuramente ha pregiudizi. Il suo pregiudizio è quello di essere “oggettivo”, cioè di non avere un’opinione predeterminata. Un’opinione è un punto di vista. Il punto di vista che noi possiamo non avere un punto di vista è a sua volta un punto di vista. La decisione stessa di studiare un segmento della realtà invece di un altro è un’attitudine soggettiva del ricercatore che la pone in essere. Influenza la sua percezione della realtà, se non altro. Dato che la realtà è ciò che stiamo studiando, la faccenda a questo punto si fa imbarazzante.
La nuova fisiva, la meccanica quantistica, ci dice chiaramente che non è possibile osservare la realtà senza cambiarla. Se noi osserviamo un certo esperimento di collisione di particelle, non solo non abbiamo nessun modo di provare che il risultato sarebbe stato lo stesso se non l’avessimo osservato, ma per giunta tutto quello che sappiamo indica che non sarebbe stato lo stesso, poiché il risultato ottenuto è stato influenzato dal fatto che stavamo osservando l’esperimento.
Alcuni esperimenti indicano che la luce è di natura ondulatoria. Altri mostrano con uguale forza probante che è composta di particelle. Se noi vogliamo dimostrare che la luce è composta di particelle oppure che è di natura ondulatoria, dobbiamo solo scegliere l’esperimento appropriato.
Secondo la meccanica quantistica, l’oggettività non esiste. Noi non possiamo scomparire dalla fotografia. Facciamo parte della natura e quando la studiamo non c’è modo di girare intorno al fatto che si tratta della natura che studia se stessa. La fisica è diventata un ramo della psicologia, o forse l’inverso.