La forma canzone, scrisse una volta Enrico Sisti, è “la più sublime e difficile delle arti della contraddittorietà e del panta rei”. Quel “misto di immediatezza e insondabile complessità” che Sisti individua nel songwriting di Paddy McAloon (ma potremmo citare anche Todd Rundgren, Partridge e Moulding, i Finn Bros.), quel miracoloso, misterioso intarsio di melodia è il segreto del pop, l’ineffabile ragione della persistenza nella memoria emotiva di tanti diamanti da 3 minuti. Diamanti sfaccettati e luminosi che possono assumere forme le più variegate, possono chiamarsi Hello (Turn the Radio On) (che forse non tutti ricordano ma è una delle canzoni più belle degli anni ’90, e vanta anche un video splendido) o The Other Side of the World dell’amore mio KT, possono rigettarti nell’adolescenza eterna come Shake the Disease o farti felice di vivere l’oggi come Myth.
Tanto per ricordarmi perché scrivo questa rubrica.