Per tutta la giornata di ieri – una giornata in cui in rete ci si imbatteva in invocazioni al linciaggio e sondaggi sulla colpevolezza, presunti assassini esposti in ogni caso al pubblico ludibrio e ministri che prima sparano e poi chiedono chi è, giornali che giocano al And the killer is e concionamenti sugli istinti (indovinate come) bestiali (giusto – e invece quanto umani certi istinti, quanto culturalmente pre-dedeterminati), sacralità della famiglia-nazione che guarda il Mondiale dilaniata a Motta Visconti (sic) e (ovviamente) l’animalismo del (sempre presunto, ma chi se ne importa) assassino di Brembate stigmatizzato dai soliti anti-antispecisti – insomma, in tutto ciò mi rimbalzavano in testa, a ripetizione, due citazioni.
Una viene dal film migliore di Lars von Trier, Riget/The Kingdom, e recita:
Il male è in tutte queste sciocchezze.
L’altra è quella cui sempre e devotamente ritorno quando si (stra)parla di mostri, entità facili da espellere via dal consesso sociale, allontanare dal profondo oscuro propria natura (sono “bestie”, non sono “umani”), è dalla Tempesta, quando Prospero alfine ammette, a proposito di Calibano:
…this thing of darkness I
acknowledged mine…
Altro che “bestie”, “mostri” e pornografia mediatica.