Il mio limite era che non riuscivo a scrivere con la musica perché facevo più attenzione a quanto ascoltavo che a quanto scrivevo, e ancora oggi assisto a pochissimi concerti, perché sento che seduti in poltrona si stabilisce una sorta di intimità un po’ impudica con vicini estranei. Tuttavia, con il tempo e con le possibilità di disporre di buona musica in casa, ho imparato a scrivere con un sottofondo musicale in armonia con quello che scrivo. I Notturni di Chopin per gli episodi quieti o i sestetti di Brahms per i pomeriggi felici. Invece, ho smesso di ascoltare Mozart per anni, da quando mi venne l’idea perversa che Mozart non esiste, perché quando è bravo è Beethoven e quando non lo è allora è Haydn.